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Il Pa-i-to Project al Museo Pigorini

Il Pa-i-to Project ha iniziato nel 2018 una collaborazione con il Museo Pigorini (nunc Museo delle Civiltà), per la quale si ringrazia il Direttore, F. M. Gambari, e M. Mineo (responsabile del Laboratorio di Paletnologia), finalizzata all’acquisizione digitale tramite le tecnologie dell’RTI e del 3D delle tavolette iscritte in Lineare A e delle cretule provenienti da Haghia Triada conservate nei locali del Museo, i cui risultati sono gratuitamente fruibili dal pubblico sul presente sito.

Collection

Il Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma ospita un corpus di trenta cretule di epoca neopalaziale (TM IB, ca. 1600-1450 a.C.) proveniente dal sito di Haghia Triada, nell’isola di Creta, e donato nel 1904 dal Governo Cretese a Luigi Pigorini per intercessione di Federico Halbherr.

Le cretule vennero riportate alla luce dallo stesso Federico Halbherr tra il 1902 e il 1904 scavando la “Villa” minoica di Haghia Triada. Esse, parte di un corpus molto più ampio composto da circa 1120, provengono per la gran parte dal Quartiere Nord-Ovest della “Villa”, dal vano 13 o “stanza dei sigilli”, e dall’area presso il portico 11, dove si era concentrato il materiale caduto, probabilmente, dal piano superiore, crollato in occasione dell’incendio che distrusse la Villa, ma che ebbe come effetto anche la cottura, e quindi la conservazione, delle cretule stesse.

Tutte le cretule sono oggi conservate al Museo Archeologico di Heraklion, eccetto nove che, per interessamento di Pernier, giunsero al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e, ovviamente il corpus giunto al Museo “Pigorini” di Roma.

Avventurosa è la storia del viaggio di questi piccoli manufatti, che in origine dovevano essere trentacinque, così come riportato sulla lista stilata alla loro partenza dal porto di Candia (in greco Heraklion). Quando sbarcarono a Napoli, tuttavia, il documento era stato modificato, il trentacinque sbarrato, e trasformato in trentadue. In trentadue sarebbero giunte dunque a Roma, nel Novembre del 1904, e schedate nel Registro Cronologico di Entrata del Museo. Ma ancora un altro mistero le avrebbe viste protagoniste in un momento non ben precisabile tra il 1904 e il 1946; in questo lasso di tempo, infatti, altre due cretule (che oggi sappiamo corrispondere ai nn. inv. 71968 e 71970) sarebbero scomparse, e al momento della loro prima pubblicazione, ad opera di Borda nel 1946, risulterebbero all’appello trenta cretule.

Un chiarimento terminologico risulta a questo punto necessario: il termine cretula riprende un’espressione utilizzata da Cicerone per riferirsi alla sigillatura in creta di una lettera. In ambito egeo esso è utilizzato per indicare genericamente una masserella di argilla caratterizzata da un’impressione di sigillo, su una delle facce, e spesso recante uno, o più raramente due, segni in Lineare A, su una delle restanti facce.

Questi dispositivi amministrativi, dal loro primo utilizzo su suolo greco nel III millennio a.C. sino all’epoca micenea, mutano nella forma e nella funzione, la quale diventa sempre più complessa, e da semplici dispositivi di chiusura di grandi contenitori, passano, nel neopalaziale, ad avere funzione di sigillatura, etichettatura, controllo e autenticazione di transazioni di beni.

In epoca neopalaziale la tipologie di cretule sono: il nodulo pendente, ad uno o a due fori, tipologia più comune in questo periodo, cui appartengono quasi tutte le cretule del Pigorini, diverso dal nodulo (nodulus,i), che non disponendo di cordino, non era legato ad alcuna merce;  il nodulo a base piatta e la rondella.

Il corpus di trenta cretule del Museo Pigorini conta sedici diverse impressioni di sigillo; ventitré presentano anche un segno iscritto in Lineare A, per un totale di otto segni; le restanti sono anepigrafe. Esse vennero pubblicati in maniera non sistematica da Halbherr nel 1903 in Monumenti Antichi della R. Accademia dei Lincei, vol. XIII; poi dal Levi nel 1925, nell’Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni italiane in Oriente, vol. VIII-IX, insieme ad un gruppo di rinvenimenti più ampio, infine, vennero pubblicate come corpus del Pigorini da Borda nel 1946.

Spesso i primi lavori hanno dato molto risalto all’aspetto iconografico delle impronte di sigillo, tralasciando l’aspetto paleografico dei segni in Lineare A, raccolti e pubblicati sistematicamente poi in GORILA II (Louis Godart and Jean-Pierre Olivier, Recueil des inscriptions en Linéaire A) , il corpus di riferimento che raccoglie tutte le iscrizioni in lineare A. I Ventitré noduli iscritti rientrati nella collezione GORILA sono classificati nella CLASSE W; tra questi alcuni anepigrafi sono noti solo con l’originario numero d’inventario.

Dal punto di vista iconografico i sedici motivi che ricorrono sulle trenta cretule presenti nel Museo Pigorini sono tipicamente neopalaziali; la maggior parte di essi si ispira al mondo animale, principale bacino cui attinge il repertorio iconografico glittico di questo periodo; infatti, ricorrono nel presente corpus capre selvatiche al galoppo volante, un’anatra circondata da palmette, una colomba in volo, leoni, stanti o in posizione araldica con zampe levate o al galoppo volante. Non mancano riferimenti alla sfera cultuale e rituale nella rappresentazione di personaggi identificati dagli abiti che indossano come alti dignitari in processione, di oggetti inanimati quale l’elmo a zanne di cinghiale, e di attività come il salto del toro.

Figure umane, oltre che nel motivo raffigurante due personaggi in processione, ricorre anche nell’”ambiguo” motivo dell’uccello-barca con rematore dal volto aniconico, e nel motivo degli scudi ad otto, seppur stilizzate.  Unico ibrido del corpus è la donna-uccello/bucranio, che potrebbe anche essere il risultato di una re-incisione. Infine, solo una cretula reca un elemento tratto dal paesaggio naturale, tre conchiglie/tre foglie, considerato un motivo “arcaizzante”.

I segni iscritti che ricorrono nel corpus sono AB 41/SI, AB 77/KA, AB 81/KU, AB 28/I, AB 74/ZE, A 301/ JO (?), AB 02/RO (l’evidenza contestuale suggerisce che quando tali segni ricorrono singolarmente potrebbero essere stati utilizzati con funzione, per esempio di logogramma/sigla, o come segni di transazione). 

CLAY SAYLINGS

              

HT Wa 1014      HT Wa 1472        HT Wa 1176          HT Wa 1150        HT Wa 1294        HT Wa 1744

              

HT Wa 1014       HT Wa 1472        HT Wa 1176      HT Wa 1150        HT Wa 1294        HT Wa 1744
(AB 41 – AB 77)        (AB 81)                (AB 41)             (AB 28)                (AB 74)                 (A301)       

     

HT Wa 1542        HT Wa 1408        HT Wa 1407

       

HT Wa 1542        HT Wa 1408        HT Wa 1407
(AB 81)                (AB 77)              (AB 77)  

       

HT Wa 1559        HT Wa 1561        HT Wa 1560

       

HT Wa 1559        HT Wa 1561        HT Wa 1560
(AB 81)                (AB 81)              (AB 81)  

HT Wa 1512

HT Wa 1512 (AB 81)

HT Wa 1108

HT Wa 1108 (AB 02)

   

HT Wa 1759       HT Wa 1301

   

HT Wa 1759       HT Wa 1301
(A3011)               (AB 74)

HT Wa 1593

HT Wa 1593 (AB 81)

HT Wa 1779

HT Wa 1779 (A301)

HT Wa 1547

HT Wa 1547 (AB 81)

HT Wa 1283

HT Wa 1283 (AB 74)

HT Wa 1623

HT Wa 1623 (A301)

HT Wa 1830

HT Wa 1830 (A301)

HT Wa 1110

HT Wa 1110 (AB 02)

                 

71956                    71957                    71958                    71959                   71960 

71974

71980

TABLETS

(Coming soon)

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