Premessa (serie Gg)

La serie Gg registra quantità di ‘miele’ (me-ri, ME+RI), misurato per mezzo dell’ideogramma *209VAS in legatura con l’abbreviazione A; quest’ultima può essere sciolta con il termine a-pi-po-re-we, /amphiphorēwes/ (a-po-re-we, /amphorēwe/) ‘amphorae’. Alcuni studi recentemente condotti da Lisa Maria Bendall (Bendall 2007) hanno permesso di operare una partizione in set: Gg(1) e Gg(3) documentano offerte e si caratterizzano per la presenza del nome di una divinità e occasionalmente di indicazioni cronologiche in riferimento ad alcuni mesi dell’anno; Gg(2) rendiconta delle distribuzioni di miele; infine, Gg(4) comprende tavolette caratterizzate dal lemma o-pe-ro /ophelos/ ‘deficit’, indizio che ci permette di dedurre che si tratti di note di ordine amministrativo/fiscale. In aggiunta a tali set, vi sono dodici tavolette non riconducibili ai raggruppamenti menzionati, classificate con la sigla Gg.

 

Gg 701

La tavoletta Gg 701 non è riconducibile ad uno dei quattro set in cui è ripartita la serie Gg. Il documento, sebbene di mano scribale incerta, è databile presumibilmente al TM IIIA (XIV secolo a.C.). Il punto esatto di ritrovamento resta incerto, tuttavia, Richard Firth (Firth 2000-2001) ha ipotizzato che esso sia da identificare nell’ambiente F17, nel settore occidentale del palazzo di Cnosso.

Bendall (Bendall 2007) ipotizza che Gg 701 possa rappresentare un documento di tassazione, come palesa la struttura simile a quella di altre serie (come ad esempio la serie Mc), con cui condivide il logogramma *172.

Tale logogramma rappresenterebbe, secondo l’interpretazione più comune, la cera d’api e, secondo la studiosa, la sua ricorrenza porrebbe Gg 701 in rapporto con un’altra tavoletta, Gg 521+, che rappresenta un documento ricapitolativo, relativo ad un elevato numero di anfore, 542, e alla medesima derrata *172. La studiosa, pertanto, ipotizza che Gg 701 possa rappresentare quanto resta di un set interamente perduto legato alla riscossione di miele e cera.

Il testo della tavoletta Gg 701 rendiconta dunque sedici unità di miele (ME+RI), misurate mediante le anfore (*209VAS+A), e otto unità di cera d’api, descritta dal logogramma *172, la cui interpretazione, tuttavia, non è ancora del tutto condivisa. Il destinatario di tali merci, pertinenti probabilmente alla località di Festòs (]i-to), doveva essere da-nwa, lemma interpretato ora come un teonimo, ora come un nome di persona. Questa seconda interpretazione appare più verosimile poiché le quantità di miele registrate nel documento sono di gran lunga superiori rispetto a quelle generalmente offerte alle divinità.

Infine, per quanto concerne le quantità di miele attestato in Gg 701, la presenza dell’ideogramma 209VAS+A lega la quantificazione del prodotto alla capienza del vaso, che può essere calcolata solo in modo approssimativo, dal momento che non è ovviamente stato possibile trovare i contenitori registrati nella tavoletta: Santo Privitera (Privitera 2010) ipotizza, ragionevolmente, che il recipiente doveva contenere da un minimo di 7 ad un massimo di 14 litri.

]ị-to , / da-nwa     ME+RI   *209VAS+A   16     *172   8

(A) Festòs (?), a da-nwa, 16 anfore contenenti miele, 8 unità di cera.

Oppure

(A) Festòs (?), (offerta alla divinità??) da-nwa, 16 anfore contenenti miele, 8 unità di cera.

]i-to: il lemma è frammentario, ragione che non rende possibile un’interpretazione sicura. L’ipotesi più accreditata è che si tratti della parte finale di una notazione toponimica, presumibilmente riconoscibile nel nome pa-i-to, miceneo per /Phaistos/ Φαιστός (Festòs). Se tale interpretazione è corretta, il termine risulterebbe spiegabile come toponimo al caso locativo singolare (-oi) / nominativo di rubrica (-os), riconducibile alla nota località festia, la cui localizzazione geografica nella pianura della Messarà, a Sud del fiume Ieropotamos, è unanimemente accettata.

Da-nwa: nome proprio interpretabile tanto come teonimo (Danwā / Danawā > Danáē, Δάνϝᾱ / Δανάϝᾱ > Δανάη), quanto come nome di persona, al dativo singolare, e ascrivibile pertanto alla figura di un funzionario implicato nella riscossione delle imposte. Quest’ultima ipotesi è avanzata da Bendall in base all’alto quantitativo di miele registrato in relazione a tale individuo, decisamente superiore alle quantità generalmente offerte alle divinità.

ME+RI: monogramma corrispondente al sostantivo me-ri /meli/ ‘miele’.

Nel lessico micenologico, è definito monogramma il prodotto della combinazione in un unico segno dei sillabogrammi che compongono un determinato lemma. Vengono traslitterati in maiuscolo corsivo con la notazione del ‘+’ tra gli elementi costitutivi.

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La tavoletta misura (9) x 2.5 x 1-1.5 cm circa. Tuttavia, a causa della frattura presente lungo il lato sinistro, non risulta possibile identificarne le reali dimensioni.

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